L’Alzheimer colpisce circa 50 milioni di persone nel mondo. Oggi dalla scienza arriva un importante passo avanti nella lotta
L’Alzheimer, una malattia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, continua a essere al centro dell’attenzione della comunità scientifica e medica. Mentre la ricerca avanza, emerge una miscela di speranze e sfide nel trovare cure efficaci e strategie di gestione per questa patologia devastante. Oggi, proprio la scienza ci dà una nuova, enorme, speranza.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 50 milioni di persone nel mondo vivono con demenza, di cui circa il 60-70% sono affetti da Alzheimer. Con l’invecchiamento della popolazione globale, ci si aspetta che il numero di casi di Alzheimer aumenti significativamente nei prossimi decenni, mettendo a dura prova i sistemi sanitari e le famiglie.
Una delle aree più promettenti è lo sviluppo di farmaci in grado di interferire con le placche di beta-amiloide e i grovigli di proteine tau nel cervello, due delle caratteristiche distintive dell’Alzheimer. Tuttavia, nonostante anni di ricerca intensiva, nessun farmaco ha ancora raggiunto il mercato in grado di fermare o invertire il decorso della malattia.
Oltre alle terapie farmacologiche, sono in corso studi su interventi non farmacologici, come l’esercizio fisico, la dieta, la stimolazione cognitiva e la terapia occupazionale. Questi approcci possono aiutare a migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver, anche se non arrestano la progressione della malattia.
Una delle principali complessità della malattia è che coinvolge una vasta gamma di fattori genetici, ambientali e comportamentali. Inoltre, la diagnosi precoce rimane un ostacolo, con molte persone che non vengono identificate fino a fasi avanzate della malattia.
Fortunatamente, la ricerca su questa malattia è in costante evoluzione. Gli scienziati stanno esplorando una vasta gamma di approcci, che vanno dalla terapia genica alla modulazione del microbiota intestinale, nella speranza di trovare nuove vie terapeutiche e strategie preventive.
Gli scienziati dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, e dell’Università di Fudan, in Cina, hanno sviluppato un esame del sangue in grado di diagnosticare la malattia di Alzheimer prima che compaiano i sintomi. L’impresa è stata pubblicata sulla rivista Nature Aging.
Elaborati i dati medici di 52.645 persone e identificati i biomarcatori rilevanti per l’Alzheimer e altre forme di demenza. Tutte patologie che determinano cambiamenti cognitivi che possono essere associati a perdita di memoria, cambiamenti del linguaggio e disorientamento nel tempo o nello spazio.
Gli scienziati hanno utilizzato campioni di sangue raccolti tra il 2006 e il 2010. Tra i volontari, 1.417 hanno sviluppato Alzheimer, demenza vascolare o demenza di qualsiasi causa in un periodo di 14 anni. Dopo aver confrontato i campioni di sangue dei partecipanti con quelli di persone rimaste sane, i ricercatori hanno trovato 1.463 proteine associate alla demenza.
Quest’ultime sono state classificate secondo una scala di probabilità per le malattie neurodegenerative. Queste proteine sono GFAP, NEFL, GDF15 e LTBP2. Chi ne aveva in grande quantità nel sangue aveva un rischio maggiore di Alzheimer, demenza vascolare o demenza di qualsiasi causa.
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