In alcuni casi, quando si subisce una truffa online è possibile ottenere un risarcimento dalla banca: i dettagli
Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto come siano aumentate sempre di più le truffe online. Spesso i cyber-criminali si trovano a raggirare quelli che sono gli utenti più inesperti presenti in rete. Solitamente stiamo parlando della platea dei più giovane o dei più anziana presente su internet e pronta a cadere in quelli che sono i tranelli adoperati dai criminali informatici.
Ad oggi, la modalità di raggiro più conosciuta è sicuramente la truffa per phishing. Questo metodo ha preso il sopravvento nel corso degli ultimi anni, vista anche la percentuale di riuscita. Con questo termine, nello specifico, si identificano tutte quelle truffe in cui gli hacker si spacciano per famosi istituti bancari o dei marchi prestigiosi.
Solitamente avvengono via e-mail e per questo bisognerebbe fare sempre attenzione ai link su cui clicchiamo. Ci sono dei casi, però, dove la banca può risarcirvi della somma sottratta ed oggi vedremo quali sono.
Conto svuotato dopo la truffa, in questi casi la banca dovrà risarcire: quali sono
Nelle ultime ore una truffa per phishing ha portato una donna originaria di Verona ad ottenere un importante risarcimento dalla sua banca. La notizia ha fatto ben presto il giro del web, sottolineando come siano sempre più diffuse le truffe online. Adesso oltre al phishing stanno crescendo anche i casi di “smishing” e “vishing”.
Queste sono varianti che coinvolgono rispettivamente gli SMS e le chiamate vocali. Nel caso specifico, la donna è stata ingannata da criminali informatici che si sono fatti passare per la sua banca, chiedendo credenziali d’accesso per rubarle i dati sensibili o, come accaduto a Verona, soldi direttamente dal suo conto. Dopo che la banca ha rifiutato di risarcirla, la donna ha fatto ricorso all’arbitro bancario finanziario, un sistema extragiudiziale per risolvere controversie tra utenti e istituti finanziari.
Grazie all’assistenza di Adiconsum Verona, l’associazione dei consumatori locale, la donna è riuscita a far valere le proprie ragioni e ad ottenere un risarcimento di 50.000 euro. Il risarcimento è avvenuto perché l’Istituto di credito è stato ritenuto responsabile per non aver implementato le adeguate misure di sicurezza informatica per proteggere i suoi clienti. Nonostante la diffusa convinzione che le vittime di phishing siano responsabili della propria negligenza, in alcuni casi le banche possono essere considerate parzialmente responsabili.
Questa però è un’eccezione alla regola, come dimostrato da una sentenza della Corte di Cassazione del 2023, che ha stabilito che le banche non sono responsabili per tali truffe. Per proteggersi da truffe di phishing è fondamentale mantenere un alto livello di attenzione e vigilanza. Qualsiasi comunicazione sospetta ricevuta dalla propria banca dovrebbe essere verificata direttamente con la filiale.