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Alzheimer, diagnosi precoce grazie al sangue: come funziona

L’alzheimer è una malattia che porta alla perdita delle proprie facoltà cognitive e in seguito alla morte. Ma davvero può verificarsi una diagnosi precoce?

Nel mondo molte persone hanno parenti o persone care che soffrono di Alzheimer. Si tratta, purtroppo, di una malattia fatale di cui si possono individuare i sintomi. Ma quale diagnosi si può effettuare grazie al sangue?

Alzheimer, ecco una novità sulla prevenzione Icsm.it

L’alzheimer colpisce 65 milioni di persone nel mondo. Purtroppo questo numero è destinato a incrementare poiché ogni 3 secondi una persona si ammala di demenza. Ma come si può avere una diagnosi veloce? 

Alzheimer, prevederlo si può!

La ricerca medica continua a fare passi da gigante per quanto riguarda l’alzheimer e di recente uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Jama Neurology ha dimostrato come un semplice esame del sangue potrebbe diagnosticare l’insorgenza di questa malattia addirittura 15 anni prima e prima che si verifichino i sintomi. Questo test è stato sviluppato dalla società californiana ALZpath e si chiama pTau217.

Alzheimer, come funziona l’esame Icsm.it

Con questo esame si individua con un’accuratezza diagnostica elevata un preciso biomarcatore dell’Alzheimer, il ptau217 che progredisce all’accumulo di proteine dannose, come la beta amiloide e la tau in chi è affetto da questa brutta malattia. Fino adesso per avere questi risultati i pazienti devono essere sottoposti a una scansione o una rachicentesi che è molto dolorosa. L’esame pTau217, invece, è meno invasivo e costerebbe di meno, tra i 200 e i 500 Euro.

Questo esame viene già utilizzato in diversi laboratori sparsi per il mondo e a breve sarà disponibile per l’uso clinico. Il dottor Nicholas Ashton, professore di neurochimica presso l’università di Gothenburg, in Svezia, uno degli autori della ricerca, ha commentato che i risultati non sono stati una sorpresa. Secondo lui la comunità scientifica è consapevole da anni che usare gli esami del sangue per rilevare la tau o altri biomarcatori poteva potenzialmente rilevare il rischio di avere l’Alzheimer.

Lo studio di cui si parla è stato effettuato su 768 persone che avevano un’età media di 66 anni. Costoro avevano fatto scansioni cerebrali, prelievi spinali, campioni di sangue raccolti. Le persone non mostravano segni di deterioramento cognitivo  e ovviamente non avevano l’Alzheimer. L’esame del sangue è risultato essere definitivo nell’80% dei casi. I dati sono stati studiati tra febbraio e giugno dell’anno scorso. A ogni modo solo il 20% dei casi presentava risultati dell’esame del sangue che in un altro contesto avrebbero necessitato ulteriori approfondimenti come la rachicentesi.

Sempre Ashton ha commentato che tutto questo può condurre a una riduzione di esami costosi e molto richiesti. Infine bisogna sottolineare che il test si è dimostrato accurato nel prevedere se qualcuno con determinate caratteristiche possa sviluppare questa malattia. Non è detto però che tutti coloro che presentano queste caratteristiche l’avranno.

Maria Sole Bosaia

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