La piattaforma di messaggistica istantanea più utilizzata in assoluto. Di recente però, arriva un problema legato alla sicurezza.
Al giorno d’oggi l’app WhatsApp è di certo uno degli strumenti maggiormente utilizzati in ogni parte del mondo per la condivisione di messaggi, contenuti di ogni genere, posizione e quant’altro. Proprio in merito al largo utilizzo che si fa di questa specifica piattaforma, è giusto sottolineare quanto, spesso, si renda necessario un serio intervento da parte dei programmatori dell’azienda in questione, per correggere specifiche problematiche legate allo stesso utilizzo delle varie funzioni.
Nel corso degli anni, il numero di servizi offerti dagli stessi sviluppatori dell’app, ha nettamente rivoluzionato lo stesso utilizzo da parte degli utenti di questa specifica piattaforma. Inizialmente il tutto era nettamente indirizzato verso la condivisione di messaggi testuali e file audio prodotti dagli stessi utilizzatori. Nel tempo varie funzioni hanno ampliato ogni tipologia di azione. Condivisone di file, contenuti di ogni tipo, localizzazione, strumenti avanzati per la gestione dei gruppi che possono essere creati in app e quant’altro. Il tutto, però, ha nello stesso tempo dato vita a una serie di problematiche.
In quanto a sicurezza, in linea di massima, WhatsApp è una delle applicazioni maggiormente sicure grazie all’utilizzo della crittografia end-to-end. Nonostante questo, però, la stessa piattaforma nel corso degli anni si è trovata spesso a essere bersaglio di malintenzionati senza alcuno scrupolo, intenti ad approfittare della stessa situazione per rubare informazioni private e quant’altro. Una sorta di velata denuncia, che a tratti sa di condanna arriva direttamente da Tal Be’ery, co-fondatore e CTO di ZenGo, settore crypto.
Secondo Tal Be’ery, infatti, l’utilizzo del multi dispositivo e dell’approccio client fanout ha finito per esporre la piattaforma di messaggistica istantanea a una serie di problematiche capaci di renderla, di fatto, meno sicura. La dinamica in questione riguarderebbe la privacy degli stessi utenti. L’app infatti, in specifiche condizioni, fornirebbe, in modo quasi automatico informazioni circa le tipologie di dispositivi utilizzate dagli stessi suoi fruitori.
La problematica in questione di conseguenza può portare gli stessi malintenzionati ad approfittare della situazione provando a recepire quante più informazioni possibili circa gli stessi utenti. I rischi potenziali sono quelli di vedersi violata l’identità, con relativa clonazione del numero di telefono, e inoltre la possibilità di essere attaccati indirettamente da specifici contatti, già violati, presenti, eventualmente in rubrica. Una specifica, sempre ipotetica situazione, di certo non semplice e piacevole da affrontare.
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