Ancora una volta il calcio si macchia dell’onta razzista e Infantino, presidente FIFA, auspica nuove, più severe, sanzioni
Sabato sera scorso, la partita del campionato di calcio di Serie A tra Udinese e Milan è stata sospesa per alcuni minuti per via degli insulti razzisti fatti al portiere del Milan Mike Maignan da alcuni tifosi dell’Udinese.
Nonostante gli episodi di razzismo negli stadi di calcio siano abbastanza frequenti, è raro che si arrivi a sospendere una partita e ancora più raro che si arrivi a interromperla definitivamente: in questo caso è stato lo stesso Maignan a far notare all’arbitro quello che stava succedendo, per poi lasciare il campo momentaneamente.
L’episodio Mike Maignan
In una lunga riflessione sui social, Mike Maignan ha preso posizione contro quanto accaduto: “È un sistema che deve assumersi la responsabilità – ha sottolineato -: gli autori di questi atti perché è facile agire in gruppo, nell’anonimato di una tribuna. Gli spettatori che erano sugli spalti che hanno visto tutto, sentito tutto ma hanno deciso di tacere, siete complici. L’Udinese che parlava solo di interruzione della partita, come se niente fosse, sei complice; le autorità e il procuratore, con tutto quello che sta succedendo, se non faranno nulla, saranno complici anche loro”.
Ha continuato il portiere del Milan: “È una lotta dura, ci vorrà del tempo e coraggio ma è una lotta che vinceremo”. Maignan ha invitato il sistema calcio a prendersi le proprie responsabilità: “Non è stato attaccato il giocatore, ma l’uomo, il padre di famiglia. Non sono una vittima e grazie del supporto, vi vedo e siamo insieme”.
Accertamenti di polizia sono già in corso da sabato sera, 20 gennaio, per verificare le responsabilità dei cori razzisti scanditi contro il portiere del Milanan, nel corso della partita contro l’Udinese. Come ha anticipato il procuratore capo di Udine, Massimo Lia, non appena gli atti saranno trasmessi alla magistratura, nei prossimi giorni, a partire da lunedì 22 gennaio, verrà aperto un fascicolo.
Sugli insulti razzisti rivolti a Maignan è intervenuto anche il vicepremier Matteo Salvini: “Vergognosi i cori di ieri e spero che il 2024 porti una nuova cultura e un nuovo spirito sportivo negli stadi. Spero che chi di competenza intervenga, ho visto la società dell’Udinese è già intervenuta con parole chiare, penso non si possa colpevolizzare intere città o società per pochi idioti” ha affermato.
Cosa prevede il regolamento FIFA in caso di episodi di razzismo?
L’interruzione della partita ha contribuito a creare più attenzioni intorno al caso e se n’è parlato non solo in Italia: Gianni Infantino, presidente della FIFA (organo che governa il calcio mondiale) ha detto che è necessario introdurre un meccanismo di esclusione automatica dalle partite per le squadre i cui tifosi sono responsabili degli insulti razzisti.
Sempre secondo Infantino le regole attuali previste dalla FIFA (applicate anche in Italia) non sarebbero sufficienti a contrastare il fenomeno che non cenna ad arrestarsi.
Quelle di cui parla Infantino sono le linee guida diffuse dalla FIFA nel 2019 che, in reazione a episodi di razzismo durante una partita, prevedono un processo in tre fasi, come sintetizzato dallo stesso presidente: “partita interrotta, partita sospesa, partita abbandonata”.
L’Italia, come molti altri paesi, recepì queste linee guida nel regolamento interno della federazione calcistica nazionale (la FIGC), chiamato anche NOIF (Norme organizzative interne della FIGC). È la procedura seguita anche dall’arbitro Fabio Maresca durante Udinese-Milan sabato sera, che però lo ha fatto solo dopo la segnalazione arrivata da Maignan.
L’articolo 62 del NOIF afferma che le società di calcio hanno l’obbligo di prendere provvedimenti per impedire che le partite siano disturbate da molestie varie, compresi cori, grida, ed ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione per motivi di razza, di colore, di religione, di lingua, di sesso, di nazionalità, di origine territoriale o etnica.
Nel caso in cui ci siano cori o striscioni razzisti prima della partita l’arbitro o i delegati della Serie A incaricati di far rispettare l’ordine pubblico hanno l’ordine di non farla iniziare finché non ritengano che la situazione si sia ristabilita.
Se invece il tutto succede durante la partita, come nel caso di Udinese-Milan, l’arbitro deve interrompere la gara temporaneamente (nonché prima delle tre fasi indicate dalla FIFA), dopo di ché ci sono la sospensione e l’abbandono.
Dopo l’interruzione lo speaker dello stadio deve spiegare attraverso gli altoparlanti al pubblico il motivo per cui la partita è stata sospesa, chiedendo di rimuovere l’eventuale striscione con insulti razzisti o di interrompere e non ripetere cori razzisti.
Se la partita ricomincia e ci sono altri insulti razzisti, allora l’arbitro può sospenderla: nella pratica non c’è grande differenza da un’interruzione, ma arriva un secondo richiamo dagli altoparlanti e generalmente si aspetta più tempo prima di far ricominciare la partita.
In Udinese-Milan alcuni giocatori, tra cui lo stesso Maignan, hanno lasciato il campo per alcuni secondi e sono andati verso gli spogliatoi, anche se in teoria per il regolamento sarebbero dovuti restare al centro del campo insieme all’arbitro e ai suoi collaboratori mentre vengono fatti gli annunci per il pubblico (sono poi tornati in campo dopo pochi secondi). Se l’interruzione o la sospensione della partita dura 45 minuti, allora la gara deve essere automaticamente dichiarata finita.
In base alle successive indagini su quello che è successo, la squadra dei tifosi responsabili degli insulti razzisti può ricevere sanzioni di diversa gravità: si va da una semplice multa all’obbligo di disputare alcune partite in casa senza pubblico, fino alla sconfitta a tavolino nella partita in questione se la società viene in qualche modo giudicata responsabile dei fatti che hanno causato la sospensione della partita.
Generalmente in casi come quello di Udinese-Milan, se vengono individuati i responsabili e la società (in questo caso l’Udinese) collabora per trovarli e punirli, per esempio impedendogli di tornare allo stadio, allora si evitano sanzioni per la squadra.
A queste misure Infantino sembra voler aggiungere un meccanismo punitivo più severo per le squadre con i tifosi colpevoli, prevedendo che vengano escluse automaticamente dalla partita in cui avvengono gli insulti razzisti – e quindi che la perdano a tavolino – e introducendo accuse rilevanti a livello penale per i tifosi. Il presidente della FIFA per il momento non ha aggiunto dettagli su quando e come vorrebbe introdurre sanzioni di questo genere.